Archivio mensile 14 Maggio 2022

Autunno trasfigurato

Autunno trasfigurato 

Martedì 10 maggio 2022 h 10:34 – senza ascoltare nulla

Alchimie di cuori notturni. La notte è stata silenzio, riposo soffice di chi lavora. Voluttà di sogni, dopo le fatiche senza melodia del giorno. Lo splendore massimo degli iris è stato nelle ore in cui per strada non c’era anima viva. Nessuno si è fermato ad ammirare le loro bocche spalancate, che intonavano canti caldi di maggio e primavere d’oro. Ora invece è mattina inoltrata, e gli iris già cantano con voce stonata la fine della loro bellezza effimera. I petali delle loro bocche cadono verso la terra e si fanno pian piano nerastri. Pesantezza e rumore ruvido di archi scordati.

E stanotte? Stanotte avrai la forza di rimanere sveglio a lungo, a guardare in giardino un cimitero di petali appassiti, sopra violini fatti a pezzi come da un matto e melodie distrutte, scritte su pentagrammi strappati con furia? Forse, ma può anche darsi anche che sarai l’unico, mentre poche ore dopo il lavoro chiamerà, e anime dure andranno presto a onorare il loro dovere, indifferenti e sorde alle alchimie del cuore di un sognatore.

17:22 – senza ascoltare nulla

Passato, trascorso come rapido come un torrente in piena, è quell’autunno della musica dark ascoltata in auto, che più traffico c’era meglio era, perché più traffico c’era più avevi tempo di ascoltare farfalle nere e blu volteggiare nella luce viola. Quell’autunno di piogge e di nuvoloni grigi, ma anche di violini che commentavano baci d’addio, baci taglienti.

Rincasare che diluviava, entrare e trovare tutto un mondo in bianco, nero e grigio. Vecchie bambole ammassate alla rinfusa nei posti più impensati, alcune senza più gli occhi, altre con le gambe e la braccia spezzate, altre ancora fatte a pezzettini. E da fuori sentire il vento furioso, che chiamava a partire verso altri lidi lontanissimi, spiagge di fronte all’oceano in burrasca, o i paesaggi invernali più estremi del Cile più australe.

Da una vecchia chitarra acustica, appoggiata su un vecchio divano, dita lunghe e ossute facevano stillare note languide, gocce d’argento, che disegnavano nuove costellazioni per il futuro. Il rumore della mano sinistra al momento di cambiare accordo. Poi quelle dita e quelle mani intonavano una fuga disperata, lungo una notte che sognavi infinita, senza più un sole che annunciasse un nuovo giorno!

Autunno trasfigurato, perché stai parlando del 2020. Trasfigurato, sì, perché di notte, lungo quell’autostrada vuota, voci senza volto né corpo chiedevano sommessamente luce e pietà per il nostro mondo.

[Dalla cartella “Diario del 2022” (work in progress); riferimento alla copertina e alla musica di Like Gods Of The Sun dei My Dying Bride (1996) e di Damnation degli Opeth (2003)]

 

Il giorno dopo

Il giorno dopo

Lunedì 2 maggio 2022 h 13:04 – ascoltando Going For The One degli Yes (1977)

Uh, ma che gioia! Perché ieri è finalmente si è nuovamente tenuto il concertone del primo maggio! Primo maggio, certo, perché da ieri non è più obbligatorio mascherarsi all’aperto. E si può anche stare tutti attaccati! Altra gioia, ancora più grande! Piazza San Giovanni a Roma, la capitale suprema dell’inciucio politico-istituzionale italiano, questa città simile a un calamaro gigante, che con i suoi lunghissimi tentacoli ha infettato di inciucio tutto il Paese. Da settimane giornali e TV snocciolavano le cifre dei morti sul lavoro con una banalità quasi da prezzi di qualche mercato rionale, perché la cosa è servita a preparare il terreno a discorsi tenuti da facce di gomma, come se fossero state tutte persone da ascoltare, gente che dà l’esempio. Ha tenuto un discorso anche il Presidente della Repubblica, questo inguaribile idealista, almeno in apparenza, che parla sempre con quel tono solenne, quasi a lettere di ferro. E ha addirittura i giornalisti che si occupano solo di lui. La TV a casa non ce l’hai, ma per avvelenarti è bastato andare a trovare mamma, che in quei momenti stava seguendo il concerto su un canale RAI presunto di sinistra, in realtà agli ordini di partiti e sindacati che ritengono follemente di occuparsi ancora del bene dei lavoratori, quando invece per loro sono ben più importanti le banche e le fondazioni cui sono legati. O le case editrici dei loro amiconi, che le traduzioni anche di testi importanti le pagano una miseria. Da mamma hai ascoltato addirittura una fantomatica telefonata del Capo della Federazione Russa, che parlava alla solita folla riunita per il concerto, e che diceva di voler fermare la guerra per motivi umanitari. Con tanto di interprete simultaneo. Che esultanza da parte dei musicisti! Ben felici di mostrare che suonando un po’ di canzonette a un concerto si cambia qualcosa! Si cambia il mondo! Pochi minuti dopo però, il telegiornale di quella rete TV vagamente di sinistra, avrebbe subito drasticamente smentito quella finzione, ovvero parlando subito dell’evolversi del conflitto. Una rete che si potrebbe meglio definire cattocomunista, anche perché tutti i voti sono ben accolti, vengano essi dal sottanone di qualche prete contestatore, come anche dagli elettori oggi anziani, che ricordano ancora bene cosa volesse dire essere veramente di sinistra quando erano sui vent’anni o poco più.

E allora ecco al telegiornale tutta quella sfilata di personaggi anzianotti e da operetta, che parlavano dei giovani e dei loro diritti, dei mille mali del lavoro precario e invece del lavoro fisso che dovrebbe essere la regola! Ma che novità! Ma che dichiarazioni! Mai sentite cose del genere! A proposito, sei o sette anni fa, su un canale che si occupa di storia, avevi visto uno speciale sul caporalato nel Sud Italia, datato 1990. Anche in quelle riprese, non potevano mancare i gloriosi predecessori dei sindacalisti di ieri sera a casa di mamma, anche loro che si abbandonavano a rumorosi proclami di cambiamento, quasi avessero bevuto un po’ troppo. Con un’unica differenza: se nel 1990 erano colpiti dal caporalato principalmente Italiani poveri, oggi lo sono principalmente gli extracomunitari, che da sfruttare sono ancora più facili.

[dalla cartella “Diario del 2020-21-22“, work in progress]

 

 

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