Autunno trasfigurato
Martedì 10 maggio 2022 h 10:34 – senza ascoltare nulla
Alchimie di cuori notturni. La notte è stata silenzio, riposo soffice di chi lavora. Voluttà di sogni, dopo le fatiche senza melodia del giorno. Lo splendore massimo degli iris è stato nelle ore in cui per strada non c’era anima viva. Nessuno si è fermato ad ammirare le loro bocche spalancate, che intonavano canti caldi di maggio e primavere d’oro. Ora invece è mattina inoltrata, e gli iris già cantano con voce stonata la fine della loro bellezza effimera. I petali delle loro bocche cadono verso la terra e si fanno pian piano nerastri. Pesantezza e rumore ruvido di archi scordati.
E stanotte? Stanotte avrai la forza di rimanere sveglio a lungo, a guardare in giardino un cimitero di petali appassiti, sopra violini fatti a pezzi come da un matto e melodie distrutte, scritte su pentagrammi strappati con furia? Forse, ma può anche darsi anche che sarai l’unico, mentre poche ore dopo il lavoro chiamerà, e anime dure andranno presto a onorare il loro dovere, indifferenti e sorde alle alchimie del cuore di un sognatore.
17:22 – senza ascoltare nulla
Passato, trascorso come rapido come un torrente in piena, è quell’autunno della musica dark ascoltata in auto, che più traffico c’era meglio era, perché più traffico c’era più avevi tempo di ascoltare farfalle nere e blu volteggiare nella luce viola. Quell’autunno di piogge e di nuvoloni grigi, ma anche di violini che commentavano baci d’addio, baci taglienti.
Rincasare che diluviava, entrare e trovare tutto un mondo in bianco, nero e grigio. Vecchie bambole ammassate alla rinfusa nei posti più impensati, alcune senza più gli occhi, altre con le gambe e la braccia spezzate, altre ancora fatte a pezzettini. E da fuori sentire il vento furioso, che chiamava a partire verso altri lidi lontanissimi, spiagge di fronte all’oceano in burrasca, o i paesaggi invernali più estremi del Cile più australe.
Da una vecchia chitarra acustica, appoggiata su un vecchio divano, dita lunghe e ossute facevano stillare note languide, gocce d’argento, che disegnavano nuove costellazioni per il futuro. Il rumore della mano sinistra al momento di cambiare accordo. Poi quelle dita e quelle mani intonavano una fuga disperata, lungo una notte che sognavi infinita, senza più un sole che annunciasse un nuovo giorno!
Autunno trasfigurato, perché stai parlando del 2020. Trasfigurato, sì, perché di notte, lungo quell’autostrada vuota, voci senza volto né corpo chiedevano sommessamente luce e pietà per il nostro mondo.
[Dalla cartella “Diario del 2022” (work in progress); riferimento alla copertina e alla musica di Like Gods Of The Sun dei My Dying Bride (1996) e di Damnation degli Opeth (2003)]