Archivio mensile 23 Ottobre 2023

Lontano dal tramonto – dal cap. 2 – dischi

Lontano dal tramonto – dal cap. 2 – dischi

Un jukebox suonava canzoni rock a cavallo tra anni ’70 e ’80. Matteo andò davanti al jukebox. Molte di quelle canzoni le conosceva bene, le aveva ascoltate tante volte con mamma e papà quando era ancora un ragazzino, spesso la domenica, quando ascoltava i dischi prima o dopo pranzo.

“Adesso basta, figlio mio”, gli aveva detto il padre una di quelle domeniche, “è ora che cominci ad ascoltare qualcosa di serio, altro che tutta questa musicaccia che si sente alle radio private”, e subito dopo aveva messo su uno dei primi lavori dei Genesis. “Tu intanto siediti qui sul tappeto, davanti all’impianto”, aveva aggiunto, e poi aveva dato in mano al figlio la custodia del disco. “Ascolta e intanto segui il testo, oppure guarda le foto, loro sì che sono musicisti veri. I 33 giri ti impegnano la mente, figlio mio”.

“Cosa vuol dire che impegnano la mente? Non ho capito”, aveva chiesto Matteo.

“Ascoltando un po’ capirai subito”, era stata la risposta. Quando dopo sì e no venti minuti il suono della puntina aveva segnalato la fine del lato A, il ragazzo aveva subito capito il senso di quelle parole.

“Li vedi tutti questi dischi, figlio mio? Alcuni sono andato a prendermeli apposta anche a Bologna o a Milano, ma ne è valsa la pena eccome. Tanti sono arrivati da noi in Italia molto dopo che in Inghilterra, solo per dirti un Paese”, aveva continuato Mario, il padre, una volta finito l’ascolto. Pur conoscendo ancora pochissimo l’inglese, per suo figlio sentire i testi cantati insieme con la musica e intanto guardare la copertina dell’album era stato subito simile a un rapimento. Già dalla domenica successiva, la cosa sarebbe diventata un’abitudine, anzi, sarebbe stato Matteo a chiedere ai genitori di poter ascoltare il più spesso possibile quei nuovi oggetti del desiderio.

[…]

Passavano le settimane e i mesi, e un giorno dopo pranzo Mario invitò di nuovo il figlio a seguirlo in salotto, dove in un angolo era in piedi l’impianto Hi-Fi. “Sei fortunato, e lo sai perché? Perché mica c’è solo il rock qui a casa nostra”, aveva detto, e subito dopo aveva tirato fuori un album live di Bob Marley con gli Wailers. “Anche lui siamo andati a sentirlo dal vivo, a Roma, è stato pochi giorni prima che decidessimo di sposarci. Questo l’ho comprato subito dopo che lui era morto. Dai, perché non metti subito la quarta traccia? Si chiama I Shot The Sheriff, sentirai che attacco fenomenale!”

[…]

Leggendo i titoli delle canzoni del jukebox, tutti quei ricordi erano balenati per la mente a Matteo come una tempesta di lampi, tanto rapida quanto intensa. Le domeniche a casa dei genitori quando ancora faceva la scuola media, il blues che suonava suo padre quando aveva i capelli lunghi, l’ascolto dei dischi le domeniche pomeriggio d’inverno, al calore della stube di maiolica in salotto, Bob Marley e le sue grane con lo sceriffo Tom Brown. Tutto però non era altro che il suono di echi lontani.

[dal capitolo 2 del romanzo a quattro mani “Lontano dal tramonto” (2021), di Alessandro Corrado Baila e Luciano Da Ros]

© Alessandro Corrado Baila 2021 – tutti i diritti riservati – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto da parte dell’autore

 

 

A un incrocio ci separammo

A un incrocio ci separammo 

Fine dicembre, dopo Natale, limbo. La partita era andata male per la nostra squadra. 25 punti di stacco.

Tornando a casa in bici avevamo entrambi freddo. Portavamo abiti scuri e giacche a vento blu. Il freddo non ci preoccupava però, perché avevamo entrambi sedici anni ed eravamo azzurri e leggeri. Ci emozionavano le canzoni pop e rap luminose, azzurre e dorate. Ci emozionavano in maniera immediata. Senza stare a parlare di tecnica e di stile. Niente ancora sapevamo dell’infelicità dell’ascoltare musiche di venti o trent’anni prima. Silenzio e buio di una periferia dove non accade mai nulla.

Marco era un ragazzo alto e robusto, con i capelli neri fino alle spalle e gli occhi scuri. Io ero un po’ più alto, ma anche molto più magro, con i capelli corti e gli occhi castani. Marco non aveva ancora la barba, io invece la lasciavo già crescere.

Ad un incrocio ci separammo e ci dicemmo “Ciao! Alla prossima!”. Le ginocchia mi facevano male. Presto Marco si sarebbe perso in droghe sempre più pesanti. Oggi invece Marco sta bene. Suo padre mi ha detto che il figlio ha aperto con due soci un ristorante di successo non lontano da Barcellona. Marco non è più azzurro, ma non per questo è infelice, lo ha accettato e basta. O forse non si è mai accorto di aver cambiato colore.

Dicevo, quella sera stanca e blu mi facevano male le ginocchia. A casa mangiai qualcosa in velocità e poi mi misi subito a letto. Al buio, sotto la trapunta azzurra, mi sentii azzurro come non mai. Quella notte non ebbi bisogno di sognare nulla.

Quando avevamo entrambi diciannove anni, Marco faceva colazione con caffè, amaro e canna di erba olandese. Io invece mi perdevo anche per giorni nei colori brillanti di un CD che non avrei mai restituito. Sulla copertina del CD, la cantante era vestita come una specie di geisha e contraeva le labbra rosse in un sorriso artefatto. In alcuni brani la voce della cantante era struggente fino alle lacrime, in altri i suoni mi facevano contorcere dall’emozione.

Seguirono tre o quattro anni convulsi, anni in cui i nostri corpi e la sostanza delle nostre vite cambiavano rapidi come le nuvole con il vento. Finalmente mi comprai quel CD di musica dai colori brillanti.

Sono passati più di vent’anni da quella sera stanca e blu in cui Marco e io ci siamo detti “Ciao! Alla prossima!”. Ho provato tante volte a perdermi di nuovo nei colori brillanti delle musiche di quel CD che a diciannove anni non avrei mai restituito. Ci ho provato anche ieri sera. Il mio cuore però non riesce più a sopportare nemmeno l’ascolto di una sola traccia di quel CD. Sto scrivendo in silenzio. Da tempo non sono più azzurro nemmeno io.

[© Alessandro Corrado Baila 2019 – inedito tratto dalla cartella “Ritratti” – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto dell’autore]

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