A un incrocio ci separammo
Fine dicembre, dopo Natale, limbo. La partita era andata male per la nostra squadra. 25 punti di stacco.
Tornando a casa in bici avevamo entrambi freddo. Portavamo abiti scuri e giacche a vento blu. Il freddo non ci preoccupava però, perché avevamo entrambi sedici anni ed eravamo azzurri e leggeri. Ci emozionavano le canzoni pop e rap luminose, azzurre e dorate. Ci emozionavano in maniera immediata. Senza stare a parlare di tecnica e di stile. Niente ancora sapevamo dell’infelicità dell’ascoltare musiche di venti o trent’anni prima. Silenzio e buio di una periferia dove non accade mai nulla.
Marco era un ragazzo alto e robusto, con i capelli neri fino alle spalle e gli occhi scuri. Io ero un po’ più alto, ma anche molto più magro, con i capelli corti e gli occhi castani. Marco non aveva ancora la barba, io invece la lasciavo già crescere.
Ad un incrocio ci separammo e ci dicemmo “Ciao! Alla prossima!”. Le ginocchia mi facevano male. Presto Marco si sarebbe perso in droghe sempre più pesanti. Oggi invece Marco sta bene. Suo padre mi ha detto che il figlio ha aperto con due soci un ristorante di successo non lontano da Barcellona. Marco non è più azzurro, ma non per questo è infelice, lo ha accettato e basta. O forse non si è mai accorto di aver cambiato colore.
Dicevo, quella sera stanca e blu mi facevano male le ginocchia. A casa mangiai qualcosa in velocità e poi mi misi subito a letto. Al buio, sotto la trapunta azzurra, mi sentii azzurro come non mai. Quella notte non ebbi bisogno di sognare nulla.
Quando avevamo entrambi diciannove anni, Marco faceva colazione con caffè, amaro e canna di erba olandese. Io invece mi perdevo anche per giorni nei colori brillanti di un CD che non avrei mai restituito. Sulla copertina del CD, la cantante era vestita come una specie di geisha e contraeva le labbra rosse in un sorriso artefatto. In alcuni brani la voce della cantante era struggente fino alle lacrime, in altri i suoni mi facevano contorcere dall’emozione.
Seguirono tre o quattro anni convulsi, anni in cui i nostri corpi e la sostanza delle nostre vite cambiavano rapidi come le nuvole con il vento. Finalmente mi comprai quel CD di musica dai colori brillanti.
Sono passati più di vent’anni da quella sera stanca e blu in cui Marco e io ci siamo detti “Ciao! Alla prossima!”. Ho provato tante volte a perdermi di nuovo nei colori brillanti delle musiche di quel CD che a diciannove anni non avrei mai restituito. Ci ho provato anche ieri sera. Il mio cuore però non riesce più a sopportare nemmeno l’ascolto di una sola traccia di quel CD. Sto scrivendo in silenzio. Da tempo non sono più azzurro nemmeno io.
[© Alessandro Corrado Baila 2019 – inedito tratto dalla cartella “Ritratti” – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto dell’autore]
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