Il salice piangente (nuova versione)

Il salice piangente (nuova versione)

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Il salice piangente (nuova versione) 

Un bambino vaga da solo per la villa dei genitori, tutta bianca: respira profumo azzurro d’infanzia e ignoranza dell’attimo appena seguente. Tutte le imposte sono aperte, e ovunque nella casa tirano afflati di vento color porpora. Dal parco tutt’intorno, la madre spia il figlio attraverso le finestre e i finestroni, mentre lui da una stanza all’altra cerca il padre, chiamandolo e ansimando sempre più, su e giù per le scalinate, correndo da una parte all’altra. La madre ha volto, braccia e busto di donna, ma dalla vita in basso è un tronco di salice, con le radici profonde metri e metri.

“Dov’è? Dov’è? Dimmi dov’è!”, le chiede il bimbo, battendole i pugni sul tronco nodoso. “Dimmi perché tutte le stanze sono vuote, vuote!”, continua, “Lo hai ucciso, vero? Lo hai ucciso tu! Sei stata tu, lo so! Lo so!”, e poi irrompe in un fiume di lacrime, che corrono giù, lungo il tronco.

“Calmati, figlio mio, calmati e smetti di piangere, ti prego”, gli risponde lei, accarezzandogli fronte e capelli, “Abbracciami e lascia che ti racconti. Tuo padre è stato molto, molto cattivo, e il frutto più amaro della sua malvagità è stata quella notte in cui ti ho concepito, mentre tutta la volta celeste era intessuta di mani scarnite, dalle unghie lunghissime, che con gli archi suonavano melodie assordanti. Mi ha violentata nella camera da letto a fianco a quella che sarebbe diventata la tua, tra il calore del fuoco, mobili intarsiati e canzoni d’amore. Più dolci erano le parole di quelle musiche, più me le sentivo penetrare nelle orecchie come un frastuono. Come gli aguzzini, che torturano i prigionieri ascoltando musiche sublimi. Mi sentivo stritolata dalla malvagità di lui. Non appena mi aveva aggredita, non riuscivo più a muovere nemmeno un dito, ero come paralizzata in tutto il corpo. Il cuore mi batteva fortissimo, ma non avevo la minima forza di tentare di divincolarmi da quella presa. Il suo respiro sul mio collo non era umano, era quello di una bestia che ha appena catturato una preda, e la tiene stretta con gli artigli, in attesa di divorarla viva. Tenevo gli occhi serrati per non vedere quell’incubo in un cui ero precipitata in un attimo, mentre lui tentava di baciarmi, mi scuoteva e mi urlava di lasciarmi andare, ma io lo pregavo, lo imploravo di fermarsi e di smettere di strapparmi i vestiti. Quando lui mi ha messo le mani sul seno, piangendo e singhiozzando gli ho detto e ridetto che non avrei raccontato mai nulla a nessuno se mi avesse lasciata stare. Allora mi ha preso a schiaffi in faccia e mi ha insultata con quella parola. “Certo che non racconterai niente! Lo dico io che non racconterai niente! Niente a nessuno! Ma chi ti credi di essere? Altrimenti te ne vai da qui, e ti sbatto in strada come una puttana! Secondo te crederanno a me o a te?! Crederanno a me, che ti ho accolta in questa villa per salvarti da quel nido di serpi della tua famiglia, o crederanno a te, che sei potuta venire a vivere qui anche solo con i tuoi quattro soldi in tasca?! Eh? Allora? Dimmelo, sgualdrina! Parla! È un ordine! Dimmi, cosa vorresti fare, tu? Eh?! Denunciarmi? Prenderti un avvocato magari? Ma se non hai neanche un centesimo per uno d’ufficio! Non sfidarmi, o per te finirà male! Sentito? E adesso taci e lasciati andare!”. Ora aveva la voce come quella di un demonio. Dopo che aveva saziato i suoi istinti bestiali e mi aveva insozzata di minacce, mi ha trascinato con la forza nella doccia con lui. Avevo il terrore che volesse di nuovo abusare di me, e invece sotto l’acqua ha come cambiato volto, mi accarezzava il viso, mi ha detto di amarmi come mai nessun’altra in passato, e che a noi donne piace essere prese con la forza. Ma io continuavo a piangere lacrime bollenti, che si mischiavano all’acqua. “Ti ho detto di non piangere! Smettila! Smettila! Ti ho già detto cosa ti succederà se non fai la brava!”, mi ha intimato allora, dopo avermi dato un altro schiaffo, così forte che mi ha quasi fatto cadere a terra. Era già tornato il suo volto bestiale. Poi ha preteso che dormissimo insieme. Di nuovo con la forza, mi ha fatto inghiottire un sonnifero. Ho tentato di resistere, di rimanere sveglia, chissà, forse per tentare di scappare, ma dove non sapevo. Ero così stremata da tutta quella violenza che sono crollata subito. Non avevo più lacrime. “Adesso dormi, amore, dormi, hai bisogno di riposare. Domani mattina capirai. Capirai che l’ho fatto per noi, capirai che l’ho fatto per amore”, mi ha detto lui, appena prima che mi assopissi. Eppure ho sognato. Ho sognato solo un colore: il nero. Per tutto il tempo che ho dormito. Era una notte di primavera, ma per tutto il tempo di quelle torture mi ero sentita gelare, come una prostituta aggredita per strada, la notte più fredda dell’anno. E quel gelo lo sento ancora, lo sentirò sempre. Ho sentito il momento preciso in cui il suo seme mi ha fecondata, e a quel punto ho sentito il gelo anche nella mia zona sacra. È stato come se tutto il basso ventre mi si fosse ghiacciato.”

“No, no, no! È tutto falso! Stai mentendo! Dimmi la verità! La verità! Dimmi perché lo hai ucciso! Era mio padre! Il mio papà!”, implora il bambino, che continua a piangere ancora più di prima.

“Ascoltami, figlio mio, e smetti di piangere, ti prego, perché io adoro il tuo sorriso”, gli risponde la madre, mettendogli le mani sotto il mento e sollevandogli lo sguardo, di modo che ora lui la guarda dritto negli occhi. “Perché mai dovrei mentirti proprio adesso? Tuo padre è sepolto ovunque in questo parco, anche appena sotto di noi. La nuova vita che mi ha riservato il giorno è la mia punizione, ma gioisco anche, perché di lui si nutrono le mie radici. È successo tutto stanotte, mentre colava quella pioggia freddissima e nera. Ero tanto ebbra di vendetta, che con la sola forza della mia mente ho fatto sparire ogni cosa nella villa, tranne quello che c’è nella tua stanza. Perché tutto mi ricordava sempre quella notte di dieci anni fa, mentre nella tua camera invece ho passato tanti momenti bellissimi. Per dieci anni ho sopportato quel cespuglio di spine, che mi cresceva dentro, ogni giorno di più, fin su in gola. Quanto ho dovuto fingere! Con i parenti, gli amici, la famiglia mia e quella di tuo padre! Tutte quelle foto insieme, tutte le menzogne che ho dovuto raccontare con il sorriso, quando invece sarei scoppiata in lacrime! Quando invece avrei voluto andarmene via, in capo al mondo. Ma ora finalmente è tutto passato.”.

“Ti odio, io ti odio!”, le risponde ancora in lacrime il bambino, battendo ancora più forte sul tronco.

“E invece io ti amo, figlio mio adorato, ti amo!”, ribatte la madre, “Perché tu sei stato il mio unico conforto. Sentirti crescere e parlarti mentre eri ancora dentro di me, e infine vederti uscire dal mio ventre, piangere di gioia, stringerti tra le braccia, dirti il tuo nome. E poi vederti crescere giorno dopo giorno, misurarti l’altezza, parlarti, insegnarti a parlare, vederti giocare e poi iniziare la scuola. Sentirmi dire da te che ti eri fatto degli amici. Con il tempo capirai. Ma ora vai, vai! Il mondo è immenso, i cancelli sono aperti e altro non attendono che vederti cominciare il tuo viaggio. La tua vita inizia veramente solo oggi, con questa verità che ti ho raccontato. Appena sarai in strada, troverai subito chi ti prenderà per mano e ti aprirà la via. Impara a vedere solo la via, perché così non troverai mai ostacoli tra te e la tua felicità. Io ormai sono condannata a vivere qui, alla mercè delle stagioni, dell’acqua e del sole, del caldo e del freddo. Ma tu vai, vai, figlio mio, e feconda il mondo con la tua mente luminosa.”

© Alessandro Corrado Baila 2023 – tutti i diritti riservati – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto da parte dell’autore

[dalla cartella totalmente inedita “Diario 2023”, che dal 2020 prosegue anche quest’anno con “Diario 2024”]

 

 

 

Info sull'autore

Alessandro Corrado Baila administrator

Sono Alessandro Corrado Baila, uno scrittore, poeta e amante della musica. L’ascolto della musica come fonte di immagini è diventato una costante durante la scrittura. Attualmente sono disponibili per l'acquisto tre pubblicazioni.

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