Un salume qualunquista (versione 2023)
Il sapore di domenica mattina del prosciutto cotto. Prosciutto cotto, ovvero: ragazzini trascinati a messa per i capelli la domenica mattina, mito della rispettabilità borghese, ipocrisia, predica, pranzo della domenica in famiglia, e infine l’incredibile primitivismo dei programmi TV della domenica pomeriggio. Tutto questo mi è balenato per la mente qualche anno fa, mentre in una squallida e soleggiata domenica mattina occidentale masticavo a fatica un panino al prosciutto cotto, il salume più ipocrita e conservatore che esista.
È vero, ci sono anche salumi che politicamente stanno a più a destra del prosciutto cotto, come il prosciutto crudo e ancor più la bresaola. Più che conservatori come il prosciutto cotto però, il prosciutto crudo e la bresaola sono reazionari e tendono a promuovere riforme autoritarie dello Stato e della società. Se chiediamo ad un prosciutto crudo o a una bresaola cosa ne pensano del progetto di insegnare l’arabo nelle scuole pubbliche, questi due salumi non useranno mezzi termini, né esiteranno a dire che di altro non si tratta che dell’ennesima porcata voluta dai comunisti per fare un favore ai loro amici integralisti islamici. Alla stessa domanda invece un prosciutto cotto si sente imbarazzato e arrossisce, non sa cosa dire, perché vorrebbe sì essere schietto come un prosciutto crudo o una bresaola, cosa che però gli è severamente proibita dalla sua doppia morale. Il prosciutto cotto tenterà allora di ubriacare di parole l’interlocutore senza mai venire al punto, ribadendo l’ambiguità strutturale delle sue posizioni. Mentre infatti i salami, soprattutto quelli con l’aglio, vantano una lunga tradizione di lotte sindacali per i diritti del lavoro, e alcuni tipi di mortadella, in particolare quelle con i pistacchi, hanno tendenze decisamente libertarie o espressamente anarchiche, storicamente il prosciutto cotto si schiera alternativamente con tutti i salumi pur di mantenersi ben saldo sulla poltrona.
Oggi, in anni in cui si cercano prevalentemente piaceri facili da ottenere e veloci da consumare, si pensa prevalentemente al prosciutto crudo e alla bresaola da un lato e al salame e alla mortadella dall’altro come ottimi nel panino e nel tagliere, oppure accompagnati da abbondante vino, formaggi di malga, sottaceti di qualità, verdure sottolio e quant’altro. L’edonismo contemporaneo ha però il subdolo fine di farci dimenticare la storia recente del nostro Paese e il ruolo determinante che i salumi hanno avuto in essa. Da una parte infatti, il prosciutto crudo e la bresaola non hanno mai nascosto le loro simpatie per lo spontaneismo armato di estrema destra. Alcune varietà locali anzi si sono espresse dichiaratamente in favore del ritorno del fascismo in Italia e hanno sempre tributato il loro plauso ai regimi autoritari e dittatoriali che via via sono sorti nel mondo. All’estremo opposto, il salame e la mortadella non hanno mai preso una posizione chiara contro il terrorismo della sinistra extraparlamentare e il suo folle principio di cambiare un Paese in meglio con le armi e la violenza, e soprattutto senza avere un consenso diffuso.
In mezzo a questo conflitto di fazioni opposte sta storicamente il prosciutto cotto, che, manovrando a suo piacimento i salumi di entrambe le fazioni e manipolando il consenso dei consumatori, ha tratto un doppio vantaggio dalla cosiddetta “strategia della tensione”, e ha aumentato le sue vendite in maniera esponenziale, soprattutto tra chi parteggiava alternativamente per gli uni o per gli altri a seconda della convenienza del momento. Da questo dipende in gran parte il successo delle salumerie dichiaratamente di centro e a conduzione familiare, nelle grandi città come nei piccoli centri. Sia nelle grandi città, sia nei piccoli centri del nostro Paese, alcuni salumi in vendita nelle salumerie dichiaratamente di centro sono stati protagonisti di un’ascesa senza precedenti nel mondo degli affettati, sia in fatto di consenso tra i consumatori, sia in fatto di vendite. Questo però grossomodo fino all’esplosione della crisi nel nostro Paese nel 2009, che ha visto la scomparsa o la concentrazione nei centri commerciali di tante piccole salumerie qualunquiste. Allora come oggi però, una strategia di successo garantito è sempre quella di posizionare un grande prosciutto cotto di prezzo medio-alto al centro del banco dei salumi, in modo da offrire immediatamente al cliente una scelta con cui non sbagliare mai.
In generale, per quanto sfiziosi siano e per quanto profonda e appagante sia l’estasi sensoriale che ci donano i salumi, quando li mastichiamo e poi li digeriamo non dobbiamo mai dimenticare le loro precise responsabilità storiche, anche perché il remoto anno di produzione di molti salumi dominanti nel nostro Paese li rende ormai inservibili. Inoltre, per quanto moralmente riprovevole sia il comportamento del prosciutto cotto, forse ancora più abietto è però l’agire di piccoli gruppi di culatelli, porchette, soppresse, ossocolli, lardi, finocchione, spianate, spalle cotte, presunti affettati dietetici, imitazioni ipercaloriche di salumi esteri e altri salumi minori, che senza alcuna vergogna corteggiano e a gran voce cantano le lodi di questo o quel prosciutto cotto maggiormente in voga sulle tavole degli Italiani a seconda della stagione politica, al solo fine di aumentare il fatturato delle rispettive salumerie di appartenenza, salvo clamorosi voltafaccia.
Tuttavia, rispetto a pochi decenni fa, oggi tutti i tipi di salumi o quasi sono stati assorbiti dalla produzione alimentare anonima di massa. Mortadella o bresaola, salame o prosciutto crudo o ancora prosciutto cotto che compriamo, oggi la stragrande maggioranza dei salumi che finiscono nella pancia dell’uomo comune contengono zuccheri, coloranti, conservanti, aromi artificiali ed esaltatori di sapidità, che nulla hanno a che fare con la loro schiettezza originaria. Inoltre, al di là delle dichiarazioni d’intenti, oggi nelle dispute tra salumi l’aspetto ideologico è all’acqua di rose, se non inesistente, mentre prevalgono chiaramente le lotte che mirano alla conquista di nuovi mercati esteri, all’aumento delle vendite e all’arricchimento tramite fondazioni e società finanziarie. L’unica alternativa credibile al redditizio compromesso tra salumi capeggiato dal prosciutto cotto è forse rappresentata dallo speck di maso, che ha però un bacino di consumatori molto ridotto e localizzato, e non può quindi competere con i grandi numeri degli affettati nazionali. È quindi di grande attualità la proposta simbolica avanzata pochi mesi or sono da un eminente prosciutto cotto alle erbe dell’Alta Toscana, che prevede di cambiare la forma del Gran Consiglio dei Salumi da semicircolare a circolare. Bando per sempre quindi a diatribe asperrime al chiuso, manifestazioni di protesta oceaniche e scontri di piazza tra fazioni solo apparentemente opposte, ma con tanto di resti di salame o di bresaola, tranci di mortadella piuttosto che di prosciutto crudo, che per oltre mezzo secolo sono rimasti sulle piazze d’Italia, a testimoniare quanto estremi fossero lo scontro ideologico e la lotta politica. Che dire? Dopo tanti decenni di ipocrisie e sofisticazioni alimentari, finalmente un prosciutto cotto con il gusto della sincerità.
[dalla raccolta di racconti “Una domenica di tanti anni fa” (2016) – abbozzato nel 2006 e poi arricchito nel corso degli anni]
© Alessandro Corrado Baila 2023 – tutti i diritti riservati – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto da parte dell’autore
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