Poesie

Condividi con i tuoi amici

Poesie

Anche se sono prevalentemente autore di racconti, le prime cose che ho scritto sono in realtà poesie, spesso composte ascoltando musica di vario genere o in silenzio, tra i 16 e 21 anni. Gran parte di queste prime poesie è andata persa.

Mi hanno detto che forse i miei racconti altro non sono che poesie “dilatate”, dove le visioni interne e le immagini vengono raccontate per esteso. Grossomodo dal 2015 invece, in poesia cerco di “addensare” il più possibile suoni e visioni e di trasmettere emozioni al lettore/ascoltatore.

Come per i racconti, quello che mi spinge a scrivere anche poesie è il desiderio di non dimenticare quanto vedo e sento. Come nei racconti, la fonte principale di ispirazione è la pura e semplice vita quotidiana, premesso che – permettetemi di dirlo – il quotidiano non è vita.

In questa pagina quindi, potrete ascoltare man mano le primissime cose che ho pubblicato nel 2016, lette dalla voce di un attore professionista. Nelle immagini e nei suoni di questi “condensati”, spero troverete anche un po’ del vostro modo di sentire.

Ecco qui quindi oggi Deserto sotto e sopra, poesia per cui è stato creato il primo di una serie di video. Buon ascolto e buona visione!

 

 

02.12.2020

Ed ecco a voi le altre quattro poesie di cui la casa editrice Pagine di Roma mi ha fatto una versione letta dalla voce di un attore professionista.

La vita forse è un fiume

Venerdì sera aperitivo

Eros freddo

Tanta amarezza

15.11.2020

Le primissime cose che mi hanno pubblicato, stiamo parlando del 2016. Una scelta di poesie di cui poi sono stati fatti dei video letti dalla voce di un attore professionista. Ecco la prima, “Deserto sotto e sopra”.

Dolore del lunedì

Una cosa bruttina

 

03.08.2020

FUGA NELL’ABISSO 

Una notte

Tuffarsi nell’azzurro dei diciassette anni

Nuotare come verso il fondo di un abisso

Come verso il fondo della Fossa delle Marianne

Con il sorriso e gli occhi spalancati

Attesa gioiosa della felicità

Sul fondo dell’abisso c’è una luce blu

Sul fondo dell’abisso ritrovi tutto come allora

Le persone, la gioia, le musiche

Anche il tuo corpo

Sul fondo dell’abisso non ti serve scrivere

Felicità del non dover cercare le parole

Ti basta ascoltare e ricordare.

Dopo i diciassette anni è stato tutto un costruire

Un mettere insieme mattone dopo mattone

Un prendere una forma da uomo-massa

Un appesantirsi

Prepararsi a una vita già vissuta da milioni di altri

Mettere i piedi su impronte profonde

Riempite milioni di volte prima di te

Scoprire come gira il mondo

Scoprirlo a forza di schiaffi e battaglie

Dover vivere di giorno, alla luce del sole

Dopo il lavoro essere sordi alle melodie della notte.

Tuffarsi nell’azzurro dei diciassette anni  

Nuotare verso il fondo

E non voler più tornare su.

 

Ed ecco l’album che forse, a distanza, di mesi, ha dato il la alla composizione…

 

 

13.06.2020

Sublimazione invernale del turpiloquio estivo all’aperto

 

Periferia estrema di una grande città

Mille strade diverse

Eppure tutte uguali

Giardini d’inverno e piante ghiacciate

Il Dottor Živago e Lara Antipova nella tenuta di Varykino

E il Comandante Strelnikov che vive di pane e acqua

Ascoltare l’Inverno di Vivaldi

(O anche quello di Pete Namlook)

Camminare di notte per vie ricolme di gelo

Accompagnati da anime curve e rose morte di dolore

Poter tornare ad anni gelidi e azzurri

Cani neri ringhiano nel buio pesto

Poi una voce sensuale parla di un viaggio nel tempo

Autostrade di diamante che luccicano vuote di notte

Camminare a passo lento fino all’ultimo giorno d’inverno

Fino ai cancelli d’oro della primavera

Ornati di narcisi e orchidee

 

Ed ecco a voi l’ascolto che ha innescato questa distillazione:

 

19.04.2020

Cominciamo ad abituarci

 

La tua ex cittadina di lavoratori

Ora pullula di gente che si ubriaca di brutto,

Da sola, chiusa in casa,

Prigioniera nel suo stesso appartamento.

Dalle bottiglie costose alle lattine da discount,

Dal vino alla birra passando per i liquori,

Tranquilli, va bene tutto, meglio se il grado è alto.

Sbornie solitarie guardando il telefono o la TV,

Oppure ascoltando la musica dei vent’anni,

Anzi, tutto, ma proprio tutto, tranne la musica del 2020.

Borsette si riempiono veloci di lattine schiacciate con rabbia.

Voglia di sporcarsi.

La mattina dopo mal di testa, orecchie che fischiano,

Un caffè forte, una doccia calda e poi si ricomincia.

“Bottiglia e vasetto, riciclo perfetto!”,

Diceva pochi anni fa un geologo in uno spot TV,

Il suo bel faccione truccato bucava lo schermo,

Ma anche lui ormai è stato spazzato via.

Adesso, intrattenimento misto a spot allegri e inquietanti.

Baby, you’re acting crazy, cantava un pezzo dub degli anni 2010.

Eppure cominciamo ad abituarci.

A trovare i lati positivi.

L’aria è più pulita”, dice qualcuno,

Fortuna che è finito il terrorismo”, dice qualcun altro.

17.04.2020

Cieli, azzurri e trascorsi,

Cieli annegati nel mare di notte e poi risorti.

Temporali d’aprile coprivano l’orizzonte,

Sotto i nuvoloni una striscia di luce, un confine,

Luce di terre agognate e lontane.

Tutto ci sembra migliore dell’oggi,

Anche non avere lavoro, anche i dubbi e le incertezze,

Le chiacchiere dei politicanti o i mari pieni di plastica.

Già a gran voce la TV ha dichiarato l’estate,

Film, serie e programmi in replica ore ventiquattro,

Solo alcuni canali si sono eroicamente votati all’ansia.

Anche oggi ci siamo alzati,

Ed ecco subito quel sole mutuo e perpetuo,

Ecco subito quella parola,

Quella parola che ci tiranneggia i giorni e la vita.

[scritta ascoltando Portrait in Jazz del Bill Evans Trio (1960)]

21.03.2020

Primavera 2020

Oggi è iniziata una strana primavera,

Anche oggi tutto il giorno a casa

(Tranne l’ora d’aria con il cane).

Anche stanotte sogni contorti.

Bruciare un po’ di legna per sentirla crepitare,

Bruciarla anche se non serve, conforto dal silenzio.

Abbaiare di cani a un gatto nero sulla strada vuota.

Le voci piccole e fredde di qualche vicino.

Sensazione d’inverno.

Tra poche ore sarà domenica,

Ma ultimamente domenica sembra ogni mattina.

Intanto ascoltare musica vecchiotta,

Musica di quando avevi undici o dodici anni,

Credendo che un tempo il mondo sia stato migliore.

Credendo follemente.

Un giornale si chiede quanto torneremo alla normalità

(Ovvero alla vita frenetica e a sfrecciare verso il baratro).

Ecco un altro anno convulso,

Quel che crediamo di sapere si fa subito vecchio,

Sabbia che il vento ci soffia via dalle mani.

Andare a dormire con la finestra semichiusa,

Sperare in qualche rumore o in qualche luce che si muove,

Un po’ di redenzione dalla stasi nazionale.

[sera di sabato 21 marzo 2020]

Maurizio – Domina (Carl Craig’s mind mix) (1993)

08.03.2020

Dopo un bel pomeriggio con due amici anche loro appassionati di musica, finalmente il terzo occhio ha partortito qualche nuovo verso, tra cui questi qui sotto. Le immagini ispiratrici sono state probabilmente le copertine di Under The Sun di Mark Pritchard e di Structure del Black Jazz Consortium alias Fred P (vedi pagine FB dei Racconti del Terzo Occhio)

Sole di lastre lisce e lucenti, luce quasi bianca.

Lastre come specchi sfavillanti, luce fiera e silente.

Il cielo, una cupola di cobalto brillante.

Raggi perpendicolari, a mezzodì si perde l’ombra.

Su vetri penetrati dal sole scorre giù acqua purissima.

Un parcheggio al sole, asfalto duro e caldo.

Eppure, dove la penna scrive è ombra e la legna brucia,

Musiche elettroniche, dritte e fredde.

 

Ed ecco il secondo singolo tratto dall’album di Mark Pritchard del 2014:

 

27.02.2020

Toccando qua e là

Aerei e viaggiare sopra le nuvole.

Roma in agosto e calda solitudine.

Flaubert sta un giorno intero a tornire una frase.

Il vento tra gli abeti e Berlino Est non c’è più.

Londra trent’anni fa e la musica jungle.

Il caldo in febbraio e le nuvole indecise.

La sete di assoluto e il fumo di sigaretta in gola.

Le discoteche di Mosca e la sovietwave di Vladivostok.

Il Synth Pop di Manchester e la comunità gay di Madrid.

Il Synth Pop falso storico di oggi e mangiare microplastica.

Le canzoni elettroniche di oggi e le escort ventenni di domani.

Hai sempre avuto tutto ma l’infelicità.

Hai sempre –

(scusate, alla porta suona un truffatore)

Intanto ecco a voi una canzone elettronica di oggi

22.02.2020 Oggi vi posto una poesia sul tema della maschera e del Carnevale, poesia per cui ho avuto lo spunto dall’incipit di un pezzo di Black Jazz Consortium (alias Fred P). Certo è che BJC o Fred P che dir si voglia fa tutto tranne jazz. Come sempre, graditi i vostri commenti sulla pagina Facebook dei Racconti del Terzo Occhio!

Ovunque vai è sempre notte

L’amore sboccia ovunque vai,

Copre i marciapiedi e orla le strade,

Rose nere e orchidee viola.

L’amore sboccia ovunque vai,

Aria dolce in questa notte quasi di primavera,

Ma ovunque vai è sempre notte e luna nuova.

L’amore sboccia ovunque vai,

Ma ovunque vai nessuno è sincero,

Parlano tutti come da dietro una maschera.

L’amore sboccia ovunque vai,

Ma sincera è solo la voce di stelle lontane,

Quella voce troppo flebile per giungerti al cuore.

Ovunque vai è sempre notte e luna nuova,

Luna nuova dell’ultima notte di Carnevale,

Carnevale di menzogne.

 

 

20.10.2019 Venerdì sera in centro in compagnia, immaginifico e a parlare di musica con un caro amico. Sul tardi, visita a un bar di Discesa Gamba, di fronte al Caffè dei Libri. Un bar che credo molti di voi conosceranno e riconosceranno (ma è meglio non fare nomi). Tra qualche amaro e tanti ascolti digitali un po’ freddi, i colori dominanti della tarda serata sono stati il bianco e il nero. Merito anche del silenzio e della tarda ora, di ritorno a casa è nata un po’ di scrittura, eccola qui.

(In apparenza)

Un bar liscio, lucente, bianco e nero.

Senza macchie, qui non c’è posto per l’errore.

Linee rette e taglienti, linee non umane.

La barista è bionda e veste nero,

Parla come con l’accento americano.

Musica digitale.

Entrano solo persone (in apparenza) pulite.

Scarpe, jeans, t-shirt, tutto firmato, tutto pulito.

Gente che il venerdì sera viene in centro con il SUV.

(SUV bianco o nero).

Eppure chi entra si sporca di alcol e nicotina.

Gente che parla in italiano pulito (e un po’ vuoto).

L’amaro è poco, ma il bicchiere è di cristallo lavorato.

Per sporcarsi di altra merda basta chiamare un minuto.

Alle tre si chiude, gli abiti firmati se ne vanno.

Alle quattro la pioggia lava via lo sporco.

(Disinfetta la notte nuda e sola).

 

9.10.2019. Vi dirò, ultimatamente mi sto dedicando parecchio alla poesia, perché sono sempre stato un Bastian Contrario e anche un po’ autolesionista… Di racconti o romanzi non si può vivere da secoli, figuriamoci di poesia poi… Vi posto qui sotto una poesia ancora fresca, composta nella notte tra sabato e domenica scorsa… Musica elettronica alternata a silenzio e una notte di ottobre non ancora fredda… Se vi va, ditemi un po’ cosa ne pensate sulla pagina de I Racconti del Terzo Occhio, grazie.

Prima che l’autunno sfiguri

Sere di primavera ascoltando voce e synth,

Fuori aria dolce e fiori neri profumati di buio,

Ma ogni volta hai preferito stare in casa,

Stare in casa in compagnia solo di suoni e canto.

I suoni e il canto che uscivano freddi dal computer,

Anziché le voci vive dei passanti, abbaiare di cani,

Anziché l’arancio notturno di aprile.

Il venerdì sera però incontri, notte e fare mattina,

Ma poi sempre questa voce e questo synth,

Musica all’alba da solo chiuso in casa,

Scrivere e poi andare a dormire e sognare ottobre.

Sono seguiti un maggio timido e un’estate rovente,

Ma ora non hai che un mese per struggerti nel rosso,

Prima che l’autunno sfiguri in silenzio e gelo nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo sito utilizza cookies tecnici necessari per il suo funzionamento, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il traffico. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi