Note possenti
Una tarda sera del 1989, forse addirittura d’estate, le note possenti di un synth a tutto volume si sono innalzate come fiamme all’orizzonte e hanno tinto il cielo di giallo e di rosso. Il tastierista Antonio Aiazzi era come spiritato, sudava, e premendo con forza i tasti dei suoi strumenti si piegava di continuo avanti e poi indietro, mentre nel sangue si sentiva scorrere una furia mai provata prima. Eppure, il culmine di quel concerto dal vivo, in cielo non ha luccicato come d’argento che per un paio di minuti, se possibile reso ancor più brillante dagli applausi euforici del pubblico. A un certo momento il concerto è finito, magari i fan avranno chiesto anche qualche bis, ma poche ore dopo erano spariti tutto e tutti. E tutta l’adrenalina di quella tarda sera d’estate del 1989 è tramontata ben presto anch’essa. Stesso destino dei tanti mondi degli uomini di dopo, che uno dopo l’altro sono svaniti sempre più veloci. A quel concerto esaltante, dev’essere seguito il lavoro muto e puntiglioso dei netturbini: lattine di birra pestate, mozziconi di sigaretta, pacchetti vuoti e strappati dal calpestio della ressa, resti di spinelli e siringhe usate, che avevano fatto tutti il loro dovere.
Alla fine del live le voci del pubblico accompagnano il lento sfumare dell’ultimo pezzo. Ma chi erano quelle persone? Come si chiamano? Che vita facevano allora? Sono ancora tra noi dopo tutti quegli anni? Nel frattempo, oggi, 13 gennaio 2022, nel tardo pomeriggio, un vento freddo è disceso giù per una piccola collina con il suono del suo soffio vorticoso, e ha accarezzato i rami neri di alberi spogli. Poi si è confuso con lo smog e il rumore di auto, che in entrambi i sensi scappavano come ogni sera dal lavoro a casa, credendo forse di rimettersi al sicuro.
[dalla cartella “Diario del 2020-22” (work in progress); riferimento a Pirata, album live dei Litfiba del 1989]
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