Panic Jazz Club
Domenica 20 novembre 2022 h 13:46 – dopo aver ascoltato le Variazioni di Goldberg di J. S. Bach
Stanotte c’è stato vento. Tanto. E forte. Soffiava da tutte le parti. Sono arrivate notizie. Mah, speriamo che non fossero tutte false dalla prima all’ultima parola. Accontentiamoci di un 10, o magari anche un 20% di mezze verità. Che ultimamente è già tanto. Notizie che hanno sconvolto l’intero scenario. Scusa, come dici? Lo scenario? Dunque viviamo tutti una vita fasulla, come in un film? O in una serie TV, per essere più al passo coi tempi? Forse sì, e lo spettacolo potrebbe finire vedendoci sublimare dallo stato solido a quello gassoso, senza neanche un minuto per dire a qualcuno quanto ci siamo amati.
Stanotte sei stato in giro. Le luci dei lampioni lungo le strade, e quelle dei centri storici delle piccole città della tua zona. Il rumore del vento che batteva prima sui vetri dell’auto e poi sulla giacca, mentre frammenti di senso si staccavano e andavano persi nel turbinio dell’aria. Anche convinzioni incrollabili, valori ancorati nel profondo fino a un attimo prima. Così da lasciarsi dietro resti mutilati e all’improvviso inutili ad alcunché. Per qualcuno poi, il centro della vita si è spostato in avanti o all’indietro, a destra oppure a sinistra, come in una deriva imprevedibile.
Stanotte siete stati in un jazz club. Al chiuso, certo, ma quel ventaccio tirava anche là dentro, tant’è che il pubblico era tutto imbacuccato in giacca, guanti e berretto di lana, e avete bevuto tè caldo o tisane per non congelare. Davvero pochi affari per il bar del club. Da parte loro, anche i musicisti hanno dovuto coprirsi il più possibile, fino a sembrare tutti obesi patologici. Le note del concerto si spargevano e svolazzavano dovunque, tant’è che ognuno deve aver sentito una performance radicalmente diversa. Anche perché, quando il vento era al massimo, è stato tutto una cacofonia di basso, batteria, tromba e sassofono, completamente fuori tempo. Verso la fine dell’evento poi, sarebbe dovuta arrivare una cantante di fama internazionale, ma presto tutti hanno capito che se ne sarebbe rimasta a cuccia, viste la malaparata e la confusione mentale di cui deve essere caduta vittima anche lei.
Al momento di uscire dal locale, il vento non ha schiaffeggiato solo voi, ma anche le stelle, le ha spostate a caso di qua e di là. Sirio è finita sulla Spada di Orione, mentre la sua gemella ha fatto un grande balzo in mezzo al Cigno. L’Orsa Maggiore si è confusa con quella Minore, come al momento di mischiare la pasta con il sugo e il formaggio. Mira ha preso a cambiare magnitudo ogni cinque secondi e se n’è involata di fianco alla Lira, dopo essere diventata più grande della Luna. Che invece si è allontanata e fatta sempre più piccola, fino a sparire in qualche altro sistema solare. I pianeti, che avrebbero dovuto essere in Scorpione, se ne sono andati a spasso tutti per conto proprio, alcuni a oscurare le Pleiadi, altri bassissimi sull’orizzonte, mentre la Stella Polare – l’unico e ultimo riferimento che speravate sarebbe rimasto – se ne deve essere migrata nel cielo del Sud.
[frammento tratto dalla cartella “Diario del 2022” (work in progress)]
© Alessandro Corrado Baila 2022 – tutti i diritti riservati – vietata la riproduzione, anche parziale, a mezzo stampa o web, salvo esplicito consenso scritto da parte dell’autore
Ecco come forse avrebbe suonato la musica dentro il club, senza quel ventaccio freddissimo…
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